Da UBS a Credit Suisse, passando per BancaStato, ecco la strategia dei diversi istituti. E l’esperto mette in guardia: «Un giorno potrebbero essere dolori per chi ha accettato soldi non dichiarati»
BELLINZONA – Messi sempre più all’angolo da un segreto bancario che traballa, gli evasori svizzeri cercano porti sicuri per i loro capitali. Ma le banche si dicono sempre più riluttanti ad accoglierli. «La gestione dei depositi non dichiarati al Fisco svizzero – conferma Paolo Bernasconi, avvocato e docente di diritto penale dell’economia – è ormai considerata rischiosa da molte banche. Finché un giorno la FINMA dirà che le banche non dovevano accettare depositi fiscalmente non dichiarati.E forse lo dirà anche il Ministero pubblico federale. Allora saranno dolori per tutti». In attesa della FINMA, l’autorità di sorveglianza dei mercati, prevale il fai da te. Notizie insider riferiscono, ad esempio, di un grosso istituto attivo anche in Ticino che avrebbe fatto uno screening della propria clientela, mettendo gentilmente alla porta le persone non in regola col fisco. Di sicuro ci sono banche che hanno stretto le loro maglie e altre che invece si limitano allo stretta osservanza della legge. Ed è presso queste ultime che molti degli “sfrattati” avrebbero chiesto, ottenendola, ospitalità.
La “linea” del Credit Suisse… – Ma quanto la “conformità fiscale”, ossia la completa dichiarazione dei soldi depositati, viene richiesta? Abbiamo girato la domanda a Credit Suisse, UBS e BancaStato. «La conformità fiscale è un presupposto per una relazione d’affari con Credit Suisse – dichiara la portavoce del CS Regione Ticino -. La banca ha inserito un relativo paragrafo nei contratti di apertura dei conti e nelle condizioni generali. La banca vuole fare affari solo con clienti che hanno completamente dichiarato i loro valori patrimoniali». Quando questo “codicillo” è stato introdotto non è dato sapere: «Già da qualche tempo» si limita a dire la portavoce.
… e quella di UBS – Anche UBS, spiegano dal servizio media, «chiede ai nuovi clienti con domicilio in Svizzera una conferma scritta che il patrimonio depositato sia in regola con la legge fiscale. Questa pratica rientra nel processo di apertura di un conto». E con i clienti vecchi? «UBS parte dal presupposto che i suoi clienti adempiano a tutti gli obblighi fiscali in vigore per il patrimonio depositato presso di noi». E comunque la banca cita le condizioni generali, secondo cui: «Il cliente è responsabile dell’osservanza delle disposizioni legali e regolamentari. Tra cui vi è anche l’obbligo di dichiarare le imposte e pagarle».
La scelta di BancaStato – Tra i due colossi elvetici una banca di matrice pubblica, come BancaStato, sembra seguire una linea meno “inquisitoria”. Sembra, poiché come spiega qui sotto il presidente dell’Associazione bancaria ticinese, Alberto Petruzzella, «le possibilità di indagine per una banca sono limitate». E comunque la Direzione generale di BancaStato afferma che «in presenza di alcuni elementi che potrebbero indicare la non conformità fiscale (per esempio società di sede o conti cifrati), la Banca ha deciso di non più aprire nuove relazioni. Queste misure sono state concordate con altre banche cantonali in attesa che dal legislatore vengano eventualmente imposti particolari obblighi di verifiche alla banche».
Alt davanti a offshore e conti cifrati – BancaStato non accetta dunque clienti i cui conti appaiono cifrati o rimandino a società di sede, ossia offshore. E comunque tali filtri basterebbero, visto che BancaStato dichiara: «Abbiamo verificato le nostre banche dati dalle quali non risulta un aumento del flusso di clientela da altre banche». E le altre banche cantonali che linea adottano? Su tutte spicca la Basler Kantonalbank, che sul proprio sito avverte: «Vogliamo gestire solo capitali tassati. Indipendentemente dal fatto che i clienti provengano dalla Svizzera o dall’estero».
Petruzzella: «Le banche hanno una limitata possibilità d’indagine»
«Ogni banca è tenuta a rispettare le leggi, ma poi ciascuna ha la propria politica ed è normale che non ci siano delle soluzioni operative identiche» spiega Alberto Petruzzella. Secondo il presidente dell’Associazione bancaria ticinese: «Il tema è relativamente delicato, perché le banche non possiedono gli strumenti per andare fino in fondo in questo genere di controlli. E non sarebbe nemmeno il loro compito. Quello che le banche non devono fare è dare un aiuto attivo all’evasione fiscale». Petruzzella, che è stato responsabile della Regione Ticino di Credit Suisse ricorda che «la responsabilità fiscale è sempre e comunque del cliente. Dopodiché le possibilità di indagine per una banca restano limitate. Se ci sono situazioni palesi che qualcosa non va la banca di solito interviene, altrimenti i numeri hanno la meglio. Andare a chiedere a migliaia di clienti comporterebbe un grosso lavoro amministrativo. Un impegno, oltretutto, che rischierebbe di essere molto formale e poco sostanziale. La firma su un formulario non garantisce che il cliente abbia dichiarato la verità».